
“Dottore, ho febbre e bronchite. Sente come tossisco? Dovrebbe prescrivermi l’antibiotico x, l’antipiretico y e lo sciroppo z. Passo questo pomeriggio a prendere la ricetta?”.
Tutti voi, davanti a un paziente del genere, vi sareste fatti alcune domande sul senso della vostra laurea in medicina. Chi è il medico e chi il paziente? Quanto conta la reale conoscenza specialistica e quanto la prendono in considerazione gli ormai diffusissimi dottor Google? Il rischio di una deriva di incompetenza è altissimo in questo sfalsamento dei ruoli, voi lo sapete bene. Ma non sentitevi soli: la vostra è una delle tante categorie colpite dal “tuttologismo webbettaro” del terzo millennio e in molti casi le conseguenze sono altrettanto pericolose. Prendiamo, per esempio, il campo delle assicurazioni. Sono sempre più numerosi i lavoratori che ritengono di sapere quale e come debba essere fatta la loro polizza “ideale”. Professionisti in svariati settori che si rivolgono al consulente non per chiedere consigli e informazioni – per fidarsi e affidarsi -, ma per dettare regole e criteri. Sulla base di che cosa non è dato saperlo. Il rischio è però sempre lo stesso: credere di avere più tutela di quanta non si abbia in realtà e trovarsi scoperti in situazioni delicate. Un pericolo elevato all’ennesima potenza in ambito medico, dove la complessità della legislazione in materia e l’estrema varietà dei rischi che si differenziano in base al tipo di specializzazione impongono una competenza assicurativa che vada ben al di là delle chiacchiere da bar e delle ricerche sul web. Il medico o la struttura sono dunque invitati a contattare uno specialista medmal che sia in grado di scegliere e personalizzare la copertura per responsabilità civile, pena il rischio di sottoscrivere polizze inadeguate e accorgersene quando ormai è troppo tardi.